09 Ottobre 2019
Anche Milena Gabanelli si schiera a favore degli inceneritori. Esatto, avete capito bene; la stessa Gabanelli che fino a qualche anno fa muoveva battaglia contro gli impianti di incenerimento.
Le idee cambiano? Certamente, ma come afferma la stessa giornalista, cambiano soprattutto le circostanze. E in questo caso a cambiare sono la tecnologia e i problemi legati al settore dei rifiuti.
Nel video sottostante riportiamo l’interessante servizio della Gabanelli andato in onda sull’emittente televisivo La7.
Per completezza di informazioni, abbiamo cercato di discutere gli argomenti più importanti toccati dalla famosa giornalista nel suo servizio.
Gli attuali impianti non sono gli stessi di 20 anni fa. Basti pensare all’inceneritore di Bolzano, l’impianto con il più basso impatto ambientale al mondo; o al termovalorizzatore di Brescia che riscalda l’80% della stessa città.
Come si può notare, esistono esempi virtuosi anche sul territorio italiano. Purtroppo, molti di quelli in funzione, sono datati e necessiterebbero di importanti lavori di ammodernamento.
Oggi la tecnologia garantisce che il rilascio di diossina nell’aria rimanga di gran lunga al di sotto dei limiti. Giusto per intenderci: il limite europeo delle diossine è di 0,1 nanogrammi per metro cubo, il già citato impianto di Bolzano rilascia lo 0,0001 nel 2017, mentre nell’anno 2018 sono scese allo 0,00001 (Fonte: Agenzia provinciale dell’ambiente).
La tecnologia c’è e l’impatto ambientale è minimo, lo confermano i dati.
Come documentiamo ormai da diverso tempo, il settore dei rifiuti sta attraversando uno dei periodi peggiori mai affrontati.
Fino alla fine del 2017, la Cina importava gran parte degli scarti generati dall’Italia e da tutto l’Occidente. Oggi, il gigante asiatico ha imposto dei vincoli molto restrittivi che bloccano di fatto tutte le importazioni.
Risultato? L’Europa deve fare i conti con un surplus di materiale non indifferente. La domanda di materiali riciclati è nettamente inferiore rispetto all’offerta.
Paesi con un’efficiente rete di impianti finali, come ad esempio quelli del nord Europa, riescono a far fronte al problema; paesi come l’Italia, arrancano dietro ad una politica che non si vuole assumere la responsabilità di investire nel rifiuto.
E dunque in Italia dove finisce questo surplus? Nel migliore dei casi, viene smaltito a prezzi altissimi all’estero, dove i Paesi più all’avanguardia lo utilizzano per produrre energia nei termovalorizzatori, guadagnandoci, di fatto, due volte. Nel peggiori dei casi, invece, questi rifiuti vengono smaltiti illecitamente, i roghi degli ultimi anni ne sono la prova.
690 roghi solo negli ultimi 3 anni. Ben inteso, molte volte sono di origine non dolosa. Purtroppo la mancanza di soluzioni di smaltimento fa riempire i magazzini fin oltre i limiti autorizzativi, e in situazioni del genere basta una piccola scintilla per scatenare il peggio.
Ci si chiederà come è stato possibile arrivare a questo punto. Semplicemente non è mai stata fatta una seria politica di investimenti a lungo termine.
In Italia ci sono territori che non hanno mai investito in impianti di smaltimento e di recupero, con il risultato che oggi, partono continuamente camion pieni di rifiuti verso quelle poche regioni che hanno sul proprio tettorio degli impianti finali.
Il confronto con i gli altri Paesi europei è impietoso: l’Italia ha 40 inceneritori, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia.
Alla luce di quanto detto, non sarebbe preferibile che ogni Regione adottasse il modello Bolzano piuttosto che avere un rogo ogni 3 giorni?