13 Settembre 2022
La situazione energetica sta mettendo a dura prova il settore cartario: le cartiere si fermano, l’attività degli impianti di riciclo rischia l’ingolfo e il mercato della carta da macero crolla inesorabilmente. A rischio anche la raccolta differenziata nei Comuni.
A denunciare la preoccupante situazione, nel caso non fosse chiaro a qualcuno (sic!), sono direttamente le Associazioni di categoria Assocarta – rappresenta le aziende che producono carta – e Unirima – Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri – le quali chiedono alle Istituzioni di intervenire con urgenza.
Le cartiere sono tra le aziende più energivore del panorama industriale e oggi stanno facendo i conti con aumenti esponenziali delle bollette. Cartiere Saci di Verona, impresa che dà lavoro a 160 dipendenti, deve pagare una bolletta del gas di 9 milioni, fino a 2 anni fa era di 385 mila euro. La bolletta di 2 milioni ricevuta nel 2021 aveva fatto notizia, ma oggi il sistema sembra davvero a rischio tenuta. E di esempi ce ne sarebbero moltissimi da fare.
Già questo dato basterebbe a far capire la drammatica situazione, eppure non è tutto.
Ora le imprese, soprattutto quelle che usano molto gas come appunto le cartiere, devono fronteggiare un altro ostacolo: non si trovano i fornitori. Eni, ad esempio, sta prendendo tempo dichiarando a molti imprenditori di non essere in grado di formulare nuovi contratti a causa dell’instabilità e dell’incertezza del contesto internazionale. Viceversa, sul libero mercato i concorrenti non si trovano o impongono condizioni impraticabili. Il tutto con il rischio di non riuscire a sottoscrivere il rinnovo annuale a fine settembre, termine di scadenza dei contratti del gas (i contratti vanno dal 01/10 al 30/09).
Il rischio per le cartiere è di imbattersi nella procedura di default: quando un’attività rimane senza fornitura di gas, la rete Snam garantisce energia per 60 giorni, a prezzi aumentati, dopodiché blocca la fornitura.
L’aumento esponenziale delle bollette ha rallentato la produzione delle cartiere, provocando un dimezzamento del valore economico della carta da macero nel giro di un mese. Da agosto a settembre la quotazione si è dimezzata, e il trend proseguirà anche nei prossimi mesi.
Oltretutto il mancato ritiro da parte delle cartiere sta facendo crescere i volumi accumulati negli impianti di trattamento. Il rischio è che si possano raggiungere nel brevissimo tempo i limiti massimi di stoccaggio autorizzati per legge.
Se a valle le cartiere devono fare i conti con il caro bollette e l’approvvigionamento energetico, a monte gli operatori del riciclo si ritrovano l’aumento dei costi e il prezzo della carta praticamente dimezzato.
L’associazione Unirima ha rilasciato un comunicato in cui chiede al Governo di aumentare le verifiche in merito ad eventuali speculazioni, di introdurre un tetto sul prezzo dell’energia e di scollegare il valore delle rinnovabili dal gas; inoltre chiede con fermezza che si adottino misure temporanee volte ad incrementare le capacità di stoccaggio degli impianti:
“L’aumento dei prezzi dell’energia, con il costo medio per Kwh dell’elettricità che dagli 0,158 euro del settembre 2021 che ha raggiunto gli 0,637 euro di oggi, è diventato insostenibile e sta determinando una grave crisi economica con il rischio che molte aziende del riciclo della carta, a breve, si vedranno costrette a ridurre sensibilmente il proprio ciclo produttivo anche a causa del blocco dei settori industriali a valle del nostro. Unirima, Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri, chiede al governo di intensificare le verifiche su eventuali speculazioni, di introdurre un price cap sul prezzo dell’energia e di scollegare il valore delle rinnovabili dal gas, nonché di adottare misure temporanee volte ad incrementare le capacità di stoccaggio degli impianti. La situazione che si sta determinando potrebbe portare a una crisi ambientale, legata alla forte riduzione della capacità di trattamento degli impianti e alla conseguente ripercussione sull’attività di raccolta e trasporto e riciclo dei rifiuti. La decisione del settore cartario, a valle del nostro, di fermo delle attività a causa del costo dell’energia sta comportando incrementi degli stoccaggi degli impianti con quantità al limite di quelle autorizzate, per questo, a breve, potrebbero essere necessarie, in deroga agli atti autorizzativi rilasciati ai sensi del D.lgs. 152/06, misure urgenti volte ad incrementate la capacità di stoccaggio. Tale situazione e la chiusura delle attività economiche che ricevono la materia prima “carta da macero” prodotta dagli impianti di recupero/riciclo carta, ha determinato il crollo del valore delle materie prime secondarie con i prezzi di agosto che si sono praticamente dimezzati rispetto a quelli del mese precedente, mettendo ulteriormente sotto pressione la tenuta del sistema”.
Bisogna specificare che l’Italia è leader in Europa per il riciclo di carta e cartone. Già nel 2021 – dati 2020 – abbiamo riciclato l’87,3% della carta prodotta, facendoci raggiungere con 15 di anticipo gli obiettivi europei di economia circolare (85% dia carta e cartone riciclati entro il 2035).
Tale dato sottolinea l’importanza del settore per l’intera economia del Paese. È inconcepibile, soprattutto oggi, pensare ad un rallentamento – per non parlare di un blocco – della filiera. In prims perché un calo di produzione del cartone comporterebbe enormi problemi per il settore del packaging, dal sanitario all’alimentare; e in secondo luogo, non meno importante, si rischia un vero e proprio crack ambientale.
La minor richiesta di materia prima da parte delle cartiere, comporta un enorme disavanzo che rimane stoccato nei magazzini degli impianti di riciclo. Una saturazione di questi magazzini, interrompe la raccolta di carta e cartone presso le attività produttive e commerciale, nonché dai contesti urbani, creando un circolo vizioso il quale non può che sfociare in un default del settore.
Il tempo per intervenire è agli sgoccioli.