22 Marzo 2018
Il 24 marzo torna Earth Hour, l’evento internazionale per la sensibilizzazione delle problematiche relative ai cambiamenti climatici.
L’Earth Hour (l’Ora della Terra) consiste, per i pochi che non lo sapessero, nel gesto simbolico di spegnere tutte le luci per un’ora.
L’iniziativa è promossa dal gruppo ambientalista WWF ed ha preso vita per la prima volta in Australia, esattamente il 31 marzo 2007: Sydney si è spenta dalle 19.30 alle 20.30.
Dal 2008 l’Earth Hour è divenuto internazionale, coinvolgendo anche diverse città e monumenti italiani. Il Colosseo di Roma e Ca’ Farsetti di Venezia sicuramente tra i siti più affascinanti.
Quest’anno l’evento sarà il 24 marzo, dalle 20.30 alle 21.30. In quell’ora, le luci delle più importanti città del mondo si spegneranno e ci sentiremo tutti un pochino più vicini. Eh sì, perché l’iniziativa vuole coinvolgere tutti gli abitanti del Pianeta Terra: dalle Istituzioni e Amministrazioni metropolitane che possono dare un contributo reale nel coinvolgimento dei proprio cittadini; alle imprese, veri e propri motori delle società e dell’economia del futuro. Ma sono le persone l’obiettivo finale a cui vuole puntare l’Earth Hour: troppo spesso infatti si punta il dito verso gli altri e non si fa mai un passo indietro per guardare se stessi.
Senza scendere in facili luoghi comuni, è interessante sottolineare il concetto trainante dell’Earth Hour: fare tutti un pochino per arrivare ad un grande risultato. Se tutti riuscissimo, nei nostri limiti, a ridurre anche di poco i nostri consumi, si arriverebbe comunque ad un ottimo risultato con il minimo sforzo.
In che modo questo evento può riuscire a sensibilizzarci? Alla base dell’iniziativa c’è la stessa astrazione (ma con due obiettivi finali differenti) del pensiero di Christo, il maggior esponente della Land Art, ultimamente tornato alla ribalta con il progetto “The Floating Piers” – Il Ponte Galleggiante sul lago d’Iseo.
Il pensiero dell’artista si fonda sul concetto di riappropriazione degli spazi e sulla riscoperta dell’arte, soprattutto in contesti metropolitani: la quotidianità porta le persone a non stupirsi più.
I progetti più riusciti di Christo sono infatti delle installazioni che coprono, letteralmente e fisicamente, monumenti importanti e imponenti, come ad esempio il palazzo del Reichstag di Berlino o la statua di Vittorio Emanuele II a Milano. I monumenti vengono impacchettati creando nel cittadino passante il senso di stupore nell’apprendere la mancanza dell’opera/monumento/edificio che era abituato a vedere ogni giorno e che di colpo non vede più.
Dunque, rimettere al centro l’arte facendola sparire: ci si accorge di qualcosa nel momento in cui viene a mancare e viene spezzata la sua quotidianità.
Ed è proprio questo il concetto che sta alla base dello spegnimento dei monumenti. Guardare qualcosa che vediamo tutti i giorni con occhi diversi, e stupirsi di tutto ciò.
Se l’obiettivo di Christo è quello di riscoprire l’arte vittima della “quotidianizzazione” moderna, quello dell’Earth Hour è spegnere le luci per accendere la consapevolezza, partendo dai monumenti e per arrivare nelle case di tutti.
Rimettere al centro il problema dei cambiamenti climatici.