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Oceani e plastica, arriva la possibile soluzione


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12 Settembre 2018

“Possiamo farlo. Dobbiamo farlo. E lo faremo”

Questo il motto di Boyan Slat, brillante giovane imprenditore olandese che ha dato il via ad uno dei più ambiziosi progetti per la pulizia degli oceani dalla plastica.

Era il 2013 quando all’età di 18 anni, Boyan cominciò a studiare un modo per raggiungere il suo obiettivo.

Prima, ha dato vita alla fondazione “The Ocean Cleanup“, e successivamente, grazie ad alcune campagne di crowfunding, alla sua testimonianza all’evento internazionale TED e alle donazioni di diversi privati – tra cui il filantropo miliardario Marc Benioff – è riuscito a raccogliere 30 milioni di dollari che ha investito nella sua idea.

Nel 2015, la sua invenzione venne inserita tra le migliori dell’anno dal Time e la sua intraprendenza gli valse un posto nella lista di Forbes degli Under 30 più brillanti al mondo.

L’idea per ripulire gli oceani dalla plastica

Boyan Slat in questi anni è riuscito a creare un team formato da 80 studiosi che hanno lavorato alla realizzazione del progetto, tra cui il biologo 32enne Francesco Ferrari che ne ha esposto il funzionamento e la mission:

“Siamo all’apice di un lavoro durato cinque anni, ora passeremo un mese su una barca a 50 miglia nautiche da San Francisco a osservare il funzionamento del tutto. Lo abbiamo inventato da zero, con materiali prima destinati ad altri usi. E nel 2016 siamo arrivati al design definitivo. Recuperare entro il 2040 il 90% della plastica che oggi sta in superficie”.

Il procedimento è abbastanza semplice quanto complicato nella sua applicazione.

Essenzialmente si tratta di un tubo curvo e galleggiante lungo 600 metri, a cui è agganciato uno schermo di poliestere profondo 3 metri, e non una rete, molto più rischiosa per gli animali. Verrà Lasciato al largo da una nave e controllato poi via Gps, il sistema dovrebbe creare una zona calma dove si accumulerà la plastica che ogni mese verrà recuperata con delle barche per essere riciclata.

L’idea alla base del “System 001” (così si chiama il prototipo cattura plastica) è di spostarla usando correnti, vento e onde. Niente motori o inquinati.

“La barriera si muove lentamente”, spiega Ferrari. “Grazie alla forma ad “U” e una sorta di gonna penzolante lunga 3 metri in profondità accumula i rifiuti che poi le barche caricheranno e porteranno a riciclare dando vita a prodotti eco”.

Campo di prova sarà il “Great Garbage Patch” una zona nel bel mezzo del Pacifico in cui nessun governo si è preso la responsabilità di intervenire, 1,8 trilioni di pezzi di plastica scaricati da tutti i cittadini del mondo continuano ad accumularsi. Si è stimato che la sua superficie sia tre volte quella della Francia.

In cinque anni sperano di recuperare il 50% di quei detriti di cui il 92% oggi è di dimensioni macro.

Le critiche al progetto

Non mancano le critiche al progetto: in primis l’impatto con l’ecosistema; e in secondo luogo la tipologia di plastica raccolta.

L’invenzione infatti si occuperà solo della raccolta superficiale della plastica fino ad una profondità di 3 metri e non ne saranno soggetto le microplastiche.

Il buon esito del progetto lo si saprà fra 45 giorni, quando il grande tubo raggiungerà il cuore del Garbage.

Non ci resta che attendere.