17 Giugno 2021
Il 3 luglio 2021 entrerà in vigore la Direttiva Europea 2019/904 (SUP – Single Use Plastic) che introduce importanti restrizione sull’utilizzo della plastica monouso. Entro tale data, ogni Stato membro dovrà adottare provvedimenti nazionali (o modificare quelli esistenti) per adeguarsi alle nuove regole.
La Direttiva è stata duramente criticata dal Governo italiano, in quanto mette al bando anche le plastiche biodegradabili e compostabili, due prodotti che sono assolute eccellenze delle aziende nostrane.
Saranno vietati i prodotti di plastica monouso per i quali esistono alternative oltre ai prodotti composti di plastica oxodegradabile (plastiche alle quali vengono aggiunti, nel processo produttivo, additivi per accelerarne la frammentazione in frazioni minuscole per effetto della radiazione ultravioletta) e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso.
Non potranno essere messi a disposizione sul mercato UE:
Per i prodotti in plastica per i quali, invece, non esistono alternative, gli Stati membri dovranno mettere a punto piani nazionali, con misure dettagliate, per ridurre significativamente il loro utilizzo, da trasmettere alla Commissione entro due anni dall'entrata in vigore della Direttiva.
Sono stati inoltre fissati degli obiettivi di raccolta da raggiungere: il 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029; mentre, entro il 2025, il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati, quota che salirà al 30% entro il 2030.
Come accennato qualche riga più su, il Governo italiano e le associazioni di categorie nostrane, non hanno lesinato dure critiche alla Direttiva. In particolare è il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani a definire alcune scelte europee “assurde”:
“L'Europa ha dato una definizione di plastica stranissima, e cioè che va bene solo quella riciclabile - ha spiegato -. Tutte le altre, anche se sono biodegradabili o sono additivate di qualcosa, no. E a noi questo non può andare bene.
Allo stesso tempo, la Ue sta finanziando grandi progetti europei per sviluppare plastiche biodegradabili. Anche a livello continentale ci sono segnali contrastanti, che vanno chiariti. La nostra comunità scientifica ha una leadership a livello mondiale sullo sviluppo di materiali biodegradabili, ma in questo momento non sono utilizzabili dall'industria, perché c'è una direttiva europea nuova e assurda”.
Molto critico anche Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico che pone l’attenzione sulle aziende che ne rimarrebbero colpite:
“Serve una riflessione più approfondita sulla transizione ecologica. La consapevolezza ambientale, progetto condivisibile e obiettivo da perseguire non può ignorare le conseguenze di un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane lasciando sul terreno morti e feriti in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione”.
Secondo l’UE sono soggetti alla Direttiva, tutti quei polimeri che sono stati modificati chimicamente, indipendentemente dalla materia di origine. Quindi, una cannuccia realizzata partendo da mais o barbabietola va rimossa tanto quanto quelle fatte di plastica tradizionale. Stesso discorso per quei prodotti a basso contenuto di plastica come ad le tazze di cartone con il bordo o il tappo in plastica, che sono assimilati ai loro corrispettivi plastici al 100%. Secondo la Commissione Europea, non esistono prove definitive sul fatto che le cosiddette «plastiche naturali» subiscano, all’aria, in discarica o nell’ambiente marino, una biodegradazione completa in un arco di tempo ragionevole.
Una volta gettati, la carta che li compone potrebbe anche dissolversi in tempi brevi, ma la plastica rimarrebbe nell’ambiente per molti anni, magari frammentandosi in micro-plastiche.
In questi giorni il Ministro Cingolani ha incontrato il vicepresidente della Commissione europea, Franz Timmermans:
“L'accordo è che si continueranno a rivedere le linee guida in funzione delle nuove soluzioni tecnologiche, ed è stato riconosciuto il fatto che, se ho un bicchiere di carta che è il 90% carta e il 10% plastica, non me lo pesano come tutto plastica, ma riconoscono che c'è solo il 10%. Quando io ho parlato con il vicepresidente Timmermans, ci siamo confrontati con la massima serenità e abbiamo convenuto senza alcun contrasto”.
Ed ha concluso:
“Siamo tutti d'accordo che la plastica vada ridotta. Non esiste discussione su questo punto. Quando sono arrivato pochi mesi fa, ho letto le linee guide e ho trovato abbastanza questionabile un punto: alla fine l'unica plastica che viene ammessa è quella riciclabile. Questo vuol dire che noi continuiamo a produrre plastiche che, sia pure in maniera ritardata dal riciclo, un giorno diventeranno rifiuto.
In maniera cieca invece sono state definite non utilizzabili tutte le altre plastiche, anche le più moderne, quelle a base di fibre vegetali. Il che riflette una lettura un po' vecchia delle tecnologie recenti”.
Fonti