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Quanto ricicla l’Italia? Ebbene sì, siamo primi in Europa

L'Italia è prima in Europa per tasso di riciclo e di circolarità dei materiali


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09 Gennaio 2023

L’Italia è il primo Paese in Europa per avvio a riciclo dei propri rifiuti – sia urbani che industriali – con un tasso pari all’83,2% del totale, a fronte di una media UE del 39,2%. Staccati nettamente i maggiori Paesi europei: Spagna (60,5%), Francia (54,4%) e Germania (44%).

È quanto emerso dall’ultimo report pubblicato dall’associazione Assoambiente – Imprese Servizi Ambientali ed Economia Circolare – in collaborazione REF Ricerche, dal titolo “L’Italia che Ricicla”.

Dal rapporto emerge un quadro decisamente positivo per il nostro Paese, anche se le criticità di certo non mancano: una rete impiantistica non all’altezza e sbilanciata verso il nord; una burocrazia che rallenta (e spesso blocca) qualsiasi progetto, anche i più innovativi; la mancanza di agevolazioni e tutele per il settore.

Il PNRR potrebbe essere un trampolino di lancio per cambiare marcia.

I dati del rapporto

Come accennato, l’Italia si colloca al primo posto per tasso di avvio a riciclo dei propri rifiuti. Non solo, il nostro Paese si colloca sul podio anche per quanto riguarda la circolarità dei materiali – ossia l’indicatore che misura la quota di materiale reimmesso nell’economia, risparmiando così l’estrazione di materie prime primarie, nell’uso complessivo dei materiali.

Con una percentuale del 21.6%, l’Italia si attesta al secondo posto di questa classifica dietro solo alla Francia (22,2%), ma di gran lunga sopra la media europea (12,8%).

Tali dati non sono frutto di una pura casualità: il tasso di circolarità era del 12,6% solo 9 anni fa. Questo significa un trend di crescita importante e costante.

Siamo il Paese che pratica il riciclo da sempre come risposta alla scarsità di materie prime e come corollario di efficienza della seconda manifatturiera europea.

Criticità

Nonostante gli ottimi risultati succitati, i problemi di certo non mancano. Problemi che tanto piccoli non sono ma che, anzi, risultano essere una vera e propria palla al piede per il definitivo salto di qualità del settore.

Il problema più sgradevole (passateci il termine) è sicuramente quello della burocrazia. Sgradevole perché, nonostante ci siano in molti casi i fondi, fattore per nulla scontato, i tempi della burocrazia italiana riescono a far saltare un numero elevatissimo di progetti.

Basti pensare, ad esempio, al fatto che più del 60% del tempo che intercorre dalla progettazione all’entrata in esercizio di una infrastruttura per la gestione dei rifiuti urbani è assorbito dall’iter di progettazione, incluse le fasi autorizzative.

Non solo, nel momento in cui tutto sembrerebbe andare per il meglio e si potrebbe intravedere uno spiraglio di realizzazione del progetto, ecco che subentrano i vari comitati del “no”, seguiti a ruota dalle varie istituzioni locali che tremano al pensiero di schierarsi con l’opinione pubblica più rumorosa.

Così si compie la più antica arte italica: l’immobilismo.

Purtroppo, tale immobilismo, si trasforma in una rete impiantistica non all’altezza. L’Italia, per numero di impianti di recupero di materia, è seconda solo alla Germania ma a differenza dei grandi Paesi europei, quelli presenti sul nostro territorio sono per la maggior parte di medio-piccole dimensioni e per lo più collocate nel centro nord. La sola Lombardia conta il 22% dell’impiantistica nazionale, ed è di fatto la regione che avvia a recupero la più alta percentuale di rifiuti.

Questa discrepanza tra tasso di avvio a riciclo e rete impiantistica ha comportato un’esportazione di rifiuti dall’Italia pari a 4,2 milioni di tonnellate (anno 2020, ultimo dato disponibile). Rifiuti che vengono per lo più avviati a recupero (circa 2,5 milioni di tonnellate), un paradosso che un Paese carente di materie prime non può assolutamente permettersi.

La carenza impiantistica più preoccupante è quella che riguarda gli scarti non riciclabili. Il pacchetto di riforme inerenti all’Economia Circolare emanate dalla UE prevede una soglia massima del 10% di rifiuti conferiti in discarica entro il 2035; l’Italia è ferma intorno al 28% con alcuni picchi davvero preoccupanti.

Investimenti potenziali

Uno strumento che potrebbe rilanciare il settore ecologico e colmare le criticità è sicuramente il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ossia il piano finanziato con fondi europei con il quale il nostro Paese dovrebbe rilanciarsi in questo periodo post Covid-19. Tra i vari obiettivi di rilancio, c’è ovviamente anche la transizione ecologia e, la sezione che riguarda i rifiuti prevede i seguenti punti:

  • rendere l’Italia, nel complesso, più indipendente dagli approvvigionamenti dall’estero di materie prime ed energia, sostituendole il più possibile con quelle recuperate dai rifiuti;
  • costruire un sistema di gestione dei rifiuti coerente con i fabbisogni e funzionale, colmando i gap impiantistici tra le varie aree del Paese;
  • rendere il sistema del riciclo meno esposto ai cambiamenti del mercato e agli shock esterni, come accaduto negli ultimi anni;
  • implementare quelle riforme, chieste anche dall’Europa, necessarie per favorire gli investimenti delle imprese del settore.

Le riforme settoriali previste dal PNRR sono essenzialmente 3: la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare (SNEC); il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti (PNGR); il Supporto Tecnico alle Autorità Locali.

Con la SNEC, si vuole tracciare la rotta del percorso futuro di sviluppo atteso e auspicato, verso l’economia circolare, andando a coordinare le diverse policy in materia.

Nello specifico:

  • Creare le condizioni per un mercato delle MPS (materie prime seconde) in sostituzione delle materie prime tradizionali
  • Rafforzare e consolidare il principio di EPR (responsabilità estesa del produttore)
  • Sviluppare una fiscalità favorevole alla transizione verso l’economia circolare
  • Rafforzare le azioni mirate all’upstream della circolarità (ecodesign, estensione della durata dei prodotti, riparabilità e riuso…)
  • Sviluppare e diffondere metodi e modelli di valutazione del ciclo di vita dei prodotti e dei sistemi di gestione dei rifiuti e dei relativi effetti ambientali complessivi.
  • Migliorare la tracciabilità dei flussi di rifiuti
  • Educare e creare competenze nell’ambito pubblico e privato in materia di economia circolare come volano di sviluppo dell’occupazione giovanile e femminile.

Conclusioni

L’ecologia, quindi il mercato del riciclo, sono settori tanto importanti quanto delicati. Tali mercati andrebbero sostenuti e regolamentati, in quanti incorporano questioni sociali e ambientali che devono riflettersi negli andamenti dei prezzi sottostanti. Un incentivo per il riciclo e l’utilizzo di materie prime seconde, proposto da Assoambiente, potrebbe essere l’IVA agevolata per i prodotti riciclati, così che al consumatore possa arrivare un segnale reale e tangibile sulla convenienza nell’acquistare beni derivanti dal riciclo, al posto di quelli originati da materie vergini.

Un altro punto interessante è quello che riguarda le imposte ambientali: appena il 17% dei 53,2 miliardi di euro complessivi è destinato a finalità ambientali. Sarebbe cosa buona e giusta allargare la quota di gettito di tali imposte destinando una percentuale ben maggiore per il settore.

Per quanto concerne la responsabilità estesa del produttore, occorrerebbe promuovere una modulazione del contributo ambientale che spinga i produttori a migliorare la progettazione dei propri prodotti, specialmente per quelli non riciclabili.

In ultimo, il ruolo della Pubblica Amministrazione: un acquirente privilegiato che possa sostenere il consumo di prodotti riciclati mediante il Green Procurement e i Criteri Ambientali Minimi. Gli acquirenti verdi e i relativi criteri di salvaguardia ambientale diventino il paradigma di riferimento con cui le Amministrazioni Pubbliche si muovono sul mercato, offrendo uno sbocco sicuro agli operatori del riciclo.

L'Italia che ricicla | Evento di presentazione Assoambiente e REF Ricerche

Fonti

Report di Assoambiente in collaborazione REF Ricerche - L’Italia che Ricicla