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Riciclo dei rifiuti bloccato a causa del virus (e non solo)


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10 Aprile 2020

Il riciclo dei rifiuti rischia il blocco: a denunciarlo il Consorzio nazionale imballaggi CONAI e alcune associazioni di categoria tra cui Fise Assoambiente, EuRIC e UNIRIMA.

Il Coronavirus sta mettendo a dura prova molti segmenti della nostra società, compreso il settore dei rifiuti che già da diverso tempo zoppica vistosamente.
Intanto il Ministero dell’Ambiente pubblica una circolare per la gestione dei rifiuti durante ‘emergenza e la Regione Lombardia si muove con un’ordinanza.

Riciclo dei rifiuti: tra virus e inadeguatezza

L’emergenza sanitaria ha costretto la chiusura di molte attività economiche facendo riscontrare un’enorme difficoltà per l’avvio a recupero dei materiali provenienti dalla raccolta. Di fatto, molte industrie del riciclo dei rifiuti sono chiuse e non ritirano i materiali, altre stanno riscontrando difficoltà nel conferimento estero dei riciclabili, dato che anche l’esportazione è bloccata.
Oggi le aziende ecologiche stanno garantendo la raccolta dei rifiuti sia urbani che speciali, nonostante le difficoltà per gli operatori dovute al virus. Ma il problema è la quasi saturazione delle piattaforme di recupero e dell’immobilità delle industrie di riciclaggio.
Paradossalmente, l’elevata percentuale di rifiuti riciclati che riesce a raggiungere l’Italia, si è trasformata in questo momento in un enorme problema.
Inoltre la quarantena di questi giorni, che ormai dura da un mese e continuerà ancora, ha aumentato in maniera esponenziale la quantità dei rifiuti urbani prodotti.

Come denuncia giustamente l’Huffington Post:

“Il problema rischia di esplodere in questi giorni. L’Italia non ha impianti sufficienti per gestire tutti i rifiuti urbani come indifferenziati: non ha impianti di termovalorizzazione, che coprono solo il 18% del fabbisogno di smaltimento dei rifiuti urbani in totale, e ha poca capacità residua in discarica. Oggi di 30 milioni di rifiuti urbani totali, 17,5 vengono raccolti in forma differenziata e avviati a riciclo, 12,5 smaltiti”.

Il Conai chiede misure straordinarie

Come detto, il sistema italiano non è in grado di gestire 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani come indifferenziati in quanto non possiede un’efficiente rete di termovalorizzatori e di discariche.
Alle luce della situazione, il Conai – il Consorzio nazionale imballaggi – ha chiesto alcune misure straordinarie:

  • aumento della capacità di stoccaggio istantanea delle piattaforme;
  • aumento delle capacità massime di termovalorizzazione degli impianti italiani;
  • una semplificazione dell’accesso di materiali potenzialmente riciclabili alle discariche.

Il punto dell’emergenza con FiseAssoambiente

Il quotidiano ecologico Eco dalle Città, ha intervistato Elisabetta Perrotta, Direttrice dell’Associazione di categoria Fise Assoambiente – sulla situazione emergenziale di questo periodo.
Anche la Direttrice Perrotta conferma che l’emergenza sanitaria ha ampliato delle problematiche latenti del settore. Problematiche che puntualmente si presentano il conto ogni qualvolta si presenti un’emergenza o una situazione non ordinaria.

“Il diffondersi del Coronavirus e dell’emergenza sanitaria ha amplificato problematiche irrisolte nel settore della gestione dei rifiuti, come la mancanza di sbocchi di mercato per i materiali recuperati e la cronica difficoltà, specie in alcune zone d’Italia, a trovare una collocazione per gli scarti non recuperabili, da avviare a discarica o termodistruzione.  […] Oltre alla questione impiantistica, subentrano poi altri fattori che coincidono soprattutto sul settore del riciclo quali la chiusura di molti canali di esportazione dei rifiuti recuperabili e dei materiali da questi ottenuti, la drastica riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici (cartiere, vetrerie, produttori di pannelli in legno, industrie di trasformazione della plastica, ecc.) sia nazionali che estere: tutto questo spingerà ancora più in basso, se possibile, la domanda e quindi i prezzi sul mercato, che avevano subito, nei mesi precedenti al COVID-19, un crollo generalizzato. Tutto ciò ha comportato per le aziende del settore l’incremento dei costi, la riduzione dei margini, e in qualche caso l’impossibilità pratica a trovare uno sbocco ai rifiuti ed ai materiali recuperati, con il conseguente aumento degli stoccaggi, al limite delle capacità”.

La risposta del Ministero e della Regione Lombardia

Il 31 marzo il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato una circolare con le indicazioni sulle “Criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell’emergenza Covid-19” in cui vengono fornite le indicazioni alle Regioni che intendano scegliere lo strumento dell’ordinanza contingibile e urgente.
La circolare ministeriale interviene sulle capacità di stoccaggio, di deposito temporaneo dei rifiuti, di deposito dei rifiuti urbani presso i centri di raccolta comunali, degli impianti di incenerimento e di smaltimento, suggerendo le misure adottabili per assicurare la corretta gestione dei rifiuti.

I giorni seguenti, la Regione Lombardia ha emesso l’ordinanza n. 520 del 1 aprile 2020 seguendo le indicazioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità e dei contenuti della circolare del Ministero dell’Ambiente.
L’ordinanza avrà validità fino al 31 agosto 2020, individua modalità straordinarie e in deroga alla normativa vigente in tema di raccolta rifiuti, potenzialità di stoccaggio e trattamento degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti, inoltre fornisce indicazioni circa le modalità di spazzamento strade.

Sono state concesse deroghe sia della capacità di trattamento che di stoccaggio degli impianti di recupero di smaltimento rifiuti individuati dall’ordinanza.
Riportiamo alcuni punti importanti – per maggiori dettagli o per consultare le altre disposizioni che non abbiamo riportato, consigliamo di esaminare l’ordinanza:

Disposizioni agli impianti di trattamento rifiuti – per gli impianti di trattamento dei rifiuti vengono stabilite le seguenti disposizioni

  • Tutti gli inceneritori per rifiuti urbani sono temporaneamente autorizzati a ritirare i codici CER 180103* (rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni) e 180104 (rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni); i rifiuti sanitari a solo rischio infettivo possono essere trattati negli inceneritori di rifiuti urbani senza caricamento separato, ma con scarico in fossa.
  • L’eventuale arrivo di rifiuti provenienti da altre Regioni deve essere comunicato a Regione Lombardia per garantire l’autosufficienza regionale.
  • Per impianti autorizzati ad operazioni di recupero da (R1 a R12) e trattamento/smaltimento (da D1 a D14), nel 2020 si riterrà vincolante soltanto il quantitativo massimo annuo di trattamento (e non i limiti quantitativi orari, giornalieri o di altro periodo inferiore all’anno), eventualmente aumentato come da punto successivo.
  • Negli impianti autorizzati ad operazioni D8, D9, D13, D14 (trattamento biologico o chimico-fisico, raggruppamento o ricondizionamento preliminari) oppure R2, R3, R4, R5, R6, R7, R8, R9, R11, R12 (riciclo o recupero di sostanze) la potenzialità massima annua del 2020 è aumentata del 10%.
  • Gli impianti autorizzati alle operazioni D10 (incenerimento) ed R1 (utilizzo come combustibile), possono operare a saturazione del carico termico nominale in riferimento all’arco temporale del 2020.

Disposizioni agli impianti di stoccaggio

  • La capacità di stoccaggio annua ed istantanea con riferimento alle operazioni di deposito preliminare (D15) e di messa in riserva (R13) presso impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti autorizzati ai sensi dell’art. 208 del D. Lgs. 152/2006 e presso impianti che si avvalgono di procedure semplificate, autorizzati ai sensi degli artt. 214 e 216 del D. Lgs. 152/2006 viene aumentata del 20%.
  • Nei depositi temporanei di rifiuti i quantitativi massimi sono innalzati da 30 a 60 metri cubi, con un massimo di 20 metri cubi di rifiuti pericolosi (in precedenza 10); limite temporale di accumulo aumentato da 3 a 6 mesi.

La fragilità dell’Economia circolare

La problematica è evidente: il riciclo dei rifiuti comporta un’immissione sul mercato degli stessi, ma quando il valore dei recuperabili crolla come si può garantire l’Economia circolare? Inoltre si tratta di un servizio essenziale che non si può interrompere.
Il riciclo è un’attività di mercato che può avere delle oscillazioni dovute a moltissime varianti, dunque bisognerebbe garantire al sistema un livello di sicurezza, misure di garanzia nazionale in tempo di crisi economiche o emergenziali – come l’attuale situazione.

Spesso gli sforzi delle Istituzioni si concentrano in iniziative sulla qualità ambientale e sulla raccolta, sorvolando troppo spesso sullo step successivo. Occorrerebbe un sistema di impianti di termovalorizzazione più efficiente e strutturato, delle politiche più chiare e una regolamentazione dei mercati del riciclo dei rifiuti.

Fonti
Circolare Ministero dell’Ambiente.
Ordinanza Regione Lombardia.