29 Giugno 2022
Pubblicato il XXI report dell’istituto ISPRA in merito ai rifiuti speciali prodotti in Italia nel 2020 (ultimi dati disponibili).
Il 2020 ha risentito ovviamente del lockdown dovuto alla pandemia, il quale ha sospeso molte attività produttive e bloccato per diverso tempo il settore edile.
Risultato: 7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in meno rispetto al 2019, un calo del 4,5% e un totale di quasi 147 milioni di tonnellate, di cui 9,8 pericolosi e 137 non pericolosi.
Il settore delle costruzioni, nonostante un significativo calo del 5,2%, dovuto alle motivazioni di cui sopra, si conferma quello che produce più rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e risanamento ambientale (26,3%) e dalle attività manifatturiere (18,2%).
I rifiuti speciali non pericolosi rappresentano il 93,3% del totale e hanno subito un calo del 4,6%; mentre quelli pericolosi diminuiscono del 3%, con una perdita di 300 mila tonnellate.
La produzione dei rifiuti speciali viaggia di pari passo con la percentuale di attività economiche presenti in un territorio specifico: al Nord, dove il tessuto industriale è più sviluppato, si producono 83,7 milioni di tonnellate (56,9% del dato complessivo nazionale), mentre al Centro si attesta a 24,7 milioni di tonnellate (16,8% del totale), e al Sud a quasi 38,6 milioni di tonnellate (26,2%).
A livello regionale, si può rilevare come la Lombardia, con quasi 31,8 milioni di tonnellate, produca il 38% del totale dei rifiuti speciali generati nel nord Italia, seguita dal Veneto con 16,2 milioni di tonnellate (19,4% della produzione delle regioni settentrionali), dall’Emilia-Romagna con quasi 13,1 milioni di tonnellate (15,6%) e dal Piemonte la cui produzione complessiva di rifiuti si attesta a poco più di 11 milioni di tonnellate (13,2%).
Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per la Toscana con 9,5 milioni di tonnellate (38,5% della produzione del centro Italia) e per il Lazio (9,1 milioni di tonnellate, 36,8%).
Al Sud, la Puglia con una produzione complessiva di rifiuti speciali pari a 12,3 milioni di tonnellate, costituisce il 31,9% del totale della macroarea geografica, seguita dalla Campania con circa 8,4 milioni di tonnellate (21,8%) e dalla Sicilia (7,2 milioni di tonnellate, 18,7%).
Significativi i dati riferiti ai rifiuti sanitari: la pandemia da SARS-COV2 ed emergenza sanitaria hanno prodotto 232 mila tonnellate di questi rifiuti, la maggior parte pericolosi a rischio infettivo, con un incremento record del 16% nel 2020.
I rifiuti speciali gestiti in Italia sono pari a 159,8 milioni di tonnellate, di cui 150,3 (94,1% del totale gestito) sono non pericolosi e 9,4 milioni di tonnellate (5,9% del totale gestito) sono pericolosi. Nel totale rientrano anche i rifiuti stoccati presso gli impianti e produttori al 31/12/2020.
Nel 2020 i rifiuti sottoposti a forme di recupero risultano pari a 131,3 milioni di tonnellate (82,1%), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 28,5 milioni di tonnellate (17,9%)
Il recupero di materia è la forma di gestione prevalente, con il 70,6% - corrispondente a 112,8 milioni di tonnellate – seguono le operazioni intermedie di smaltimento con il 10,3% - pari a 16,4 milioni di tonnellate – e, con il 6,2% lo smaltimento in discarica – 9,9 milioni di tonnellate.
Chiudono con l’1,1% e lo 0,8% le quantità avviate al coincenerimento e all’incenerimento, rispettivamente 1,8 e 1,3 milioni di tonnellate.
*** vedi legenda delle operazioni di recupero/smaltimento rifiuti a fine articolo
Come abbiamo accennato, le operazioni di gestione più utilizzate sono quelle che riguardano il recupero di materia. Ma in quali percentuali?
Prevale il riciclo/recupero di sostanze inorganiche (R5) con il 39,9% del totale e 63,8 milioni di tonnellate. I rifiuti maggiormente avviati con tale operazione sono quelli derivanti da attività di costruzione e demolizione che toccano quota 55,4 milioni di tonnellate.
Il recupero dei metalli (R4) è pari a 20,8 milioni di tonnellate, ossia il 13% del totale gestito, mentre il recupero di sostanze organiche (R3) rappresenta il 7,2% con 11,5 milioni di tonnellate e riguarda principalmente carta, cartone e legno.
*** vedi legenda delle operazioni di recupero rifiuti a fine articolo
La discarica (D1) rimane la principale forma di smaltimento, tocca infatti il 6,2% con 9,9 milioni di tonnellate. I rifiuti sottoposti a trattamento chimico-fisico (D9) sono invece il 5,5% con 8,7 milioni di tonnellate e sono principalmente soluzioni acquose di scarto e percolato di discarica.
Significative sono anche le quantità avviate a trattamento biologico (D8) che costituiscono il 3,8% del totale gestito e si traducono in 6 milioni di tonnellate. Si tratta per lo più di percolato di discarica, fanghi delle fosse settiche e fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane.
Le principali tipologie di rifiuti smaltite in discarica sono costituite da rifiuti prodotti da operazioni di trattamento rifiuti, da rifiuti delle operazioni di costruzioni e demolizione e da rifiuti prodotti da processi termici.
Le discariche attualmente presenti in Italia sono di tre tipologie: rifiuti inerti, rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi.
Del totale di rifiuti smaltiti in discarica (9,9 milioni di tonnellate), circa 3,6 milioni sono allocate nelle discariche per rifiuti inerti, pari al 36,4%; 5,3 milioni di tonnellate sono in quelle per rifiuti non pericolosi, ossia 53,7% e circa 975 mila tonnellate nelle discariche per rifiuti pericolosi (9,9%).
*** vedi legenda delle operazioni di smaltimento rifiuti a fine articolo
Nel 2020 la quantità totale di rifiuti speciali esportati è stata pari a 3,6 milioni di tonnellate, a fronte di un’importazione di oltre 6,7 milioni.
I rifiuti non pericolosi maggiormente esportati (67,5% del totale dei rifiuti non pericolosi) sono prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, pari a 1,6 milioni di tonnellate; in particolare, si tratta di plastica e gomma, 557 mila tonnellate, esportata principalmente in Turchia e in Austria, di rifiuti misti prodotti dal trattamento dei rifiuti, 320 mila tonnellate, esportati prevalentemente in Germania e Polonia, di metalli non ferrosi pari a circa 174 mila tonnellate, esportati maggiormente in Germania e in Cina, e di carta e cartone, 156 mila tonnellate, esportata principalmente in Austria e Germania.
Il 67,7% dei rifiuti pericolosi esportati sono prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, pari a 837 mila tonnellate; tra questi prevalgono i miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso, con oltre 322 mila tonnellate e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti circa 127 mila tonnellate.
Il 19,8% (245 mila tonnellate) sono, invece, i rifiuti derivanti dalle operazioni di costruzione e demolizione per lo più costituiti da pietrisco per massicciate ferroviarie.
Nel complesso i rifiuti non pericolosi esportati, per il 76,1%, sono destinati a recupero di materia (1,8 milioni di tonnellate), per il 18,5% a recupero energetico e per il 5,4% a forme di smaltimento.
Per quanto concerne invece i rifiuti speciali importati, pari appunto a 6,7 milioni di tonnellate, preme specificare che si tratta soprattutto di rifiuti non pericolosi e derivanti dalle attività di costruzione e demolizione, in particolare di ferro e acciaio.
L’Italia è un Paese povero di materie prime, pertanto favorisce l’importazione di tali materiali.
Il dato che risalta maggiormente da questo rapporto è sicuramente la percentuale di rifiuti speciali avviati a recupero/riciclo che oltrepassano il 70% del totale.
Se da un lato, però, abbiamo ottimi dati di recupero, dall’altro facciamo ancora un discreto uso della discarica a scapito di un uso residuale dei termovalorizzatori.
Significativi anche i dati riguardanti l’export che risaltano un bisogno maggiore di soluzioni per i rifiuti speciali derivanti dagli impianti di trattamento rifiuti.
Concludiamo con le parole del Presidente Ispra, Stefano Laporta, in riferimento al PNRR e ai futuri investimenti necessari per il settore:
“Grazie ai dati elaborati dall’Ispra in oltre 20 anni di lavoro – ha detto Stefano Laporta presidente dell’Ispra ed Snpa durante la presentazione del Rapporto presso il Senato della Repubblica - l’Istituto ha potuto fornire al MITE tutte le informazioni necessarie alla redazione delle due riforme collegate PNRR che disegnano la strategia per lo sviluppo dell’economia circolare dell’Italia nei prossimi 6 anni: la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR). Il gap impiantistico tra Nord e Sud, descritto dal Rapporto, potrà essere in parte colmato dalle oltre 4000 proposte di progetti presentate per i Bandi PNRR della missione sull’economia circolare, di cui quasi la metà arrivate dal Mezzogiorno”.
Fonti
Rapporto Rifiuti Speciali Edizione 2022 - Ispra | Istituto Superiore per la Protezione e la Ricera Ambientale
***Legenda operazioni di recupero rifiuti (D.Lgs. 152/2006 allegato C - aggiornato al D.Lgs. 116/2020)
***Legenda operazioni di smaltimento rifiuti (D.Lgs. 152/2006 allegato C - aggiornato al D.Lgs. 116/2020)